I lavoratori del 118 debbono essere licenziati!
Lo ha comunicato la Direzione della Croce Rossa Italiana, basandosi su una nota dell’Avvocatura Generale dello Stato, che ha rilevato profili di illegittimità nei contratti di lavoro stipulati nel 2006 (!).
La C.R.I. ritiene il vizio insanabile e quindi intende licenziare i 65 dipendenti per poi riassegnarli allo stesso servizio attraverso un’agenzia di lavoro interinale. Una soluzione all’Italiana, una specie di affidamento di lavoro stabile a precari permanenti che assomiglia ad un gioco dove scendono in campo in qualità di riserva i titolari squalificati.
Se così fosse, anche gli esiti sul servizio sarebbero preoccupati. Nell’attività di soccorso emergenziale, dove la vita è a disposizione degli attimi, necessita un’organizzazione perfetta, non solo di mezzi, ma anche di partecipazione umana, di lavoratori esperti, motivati, professionali, capaci di costruire automatismi di squadra che ogni volta realizzi un miracolo.
Esattamente il contrario di un’armata Brancaleone.
Il 26 luglio, nell’incontro sindacale avuto con la Direzione del 118 di Latina, la decisione della C.R.I. è stata ufficializzata ai rappresentanti della FLAICA-CUB, che hanno fermamente contestato la posizione dell’Ente, che si è accorta del difetto nei contratti di lavoro a soli quattro mesi dalla scadenza della convenzione con l’Ares.
Il Sindacato ha fatto rilevare anche un altro assurdo. La Croce Rossa da un lato, dopo cinque anni, scopre il valore della legge, dall’altro, continua a violarla poiché non ha dato ancora esecuzione alla sentenza del Tribunale di Latina (la n. 3919 del 21 dicembre 2010), che l’ha condannata nel ricorso presentato da alcuni autisti per la regolarizzazione dello stesso contratto di lavoro.
Il Giudice non ha ordinato di annullare i contratti, ma di renderli legali correggendone i difetti. La C.R.I., finora, è rimasta muta ed all’improvviso alza la voce e stravolge le regole. Invece di adeguare i contratti decide di licenziare i lavoratori!
Una mossa tattica? Forse, ma per un gioco più complesso, che riguarda la convenzione ed il prezzo.
Negli ultimi tempi, la convenzione originaria ha avuto continue proroghe di breve durata, fino all’ultima del 31 maggio, di soli quindici giorni, tutte condizionate dalla revisione del prezzo. La C.R.I., in prossimità delle scadenze ha sempre minacciato l’abbandono del servizio senza il riconoscimento dei maggiori costi. Infine, dopo una lunga trattativa ed un parziale accoglimento delle richieste presentate, ha accettato l’ultima proroga, fino al prossimo 31 dicembre, dichiarando che in mancanza di adeguamento del prezzo lascerà definitivamente il servizio.
L’attuale convenzione prevede all’art. 4 che, alla scadenza, tutto il personale in forza al 118 deve essere affidato all’Ares. Allora, perché licenziare i dipendenti in prossimità della possibile rinuncia al servizio? La domanda non ha una risposta, ma genera un sospetto: sarà che l’inevitabile mobilitazione dei lavoratori sia strumentale alla regolazione degli affari?
Molti indicatori segnalano questa possibilità, ma l’inerzia non è mai una soluzione e, intanto, i lavoratori non firmeranno alcun licenziamento continuando a prestare la loro normale attività, alla quale sono legittimamente dedicati.
Nel frattempo manterranno lo STATO DI AGITAZIONE nell’ambito del quale seguiranno tutte le iniziative utile per evitare l’ennesimo attacco ai loro sacrosanti diritti.