Lavorare fino a 70 anni è possibile. Così i giovani riposano.

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Lavorare fino a settant’anni – disciplina, tutele ed effetti sul mercato del lavoro

articolo di approfondimento di Marianna Russo (pubblicato sulla rivista Lavoro e Previdenza Oggi)

 “L’art. 24, comma 4, del c.d. Decreto Salva-Italia, D.L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito in Legge 22 dicembre 2011, n. 214, incentiva il  proseguimento dell’attività lavorativa fino a settanta anni di età. La norma, inserita nella riforma pensionistica del Governo Monti, non riguarda soltanto il sistema previdenziale, ma incide sulla gestione dei rapporti di lavoro. Essa consente di superare una delle poche ipotesi di recesso ad nutum presenti nel nostro ordinamento, quella del lavoratore ultrasessantenne in possesso dei requisiti pensionistici.

Numerosi sono gli interrogativi sollevati dalla norma in esame, che offre variegati profili di indagine e interessanti spunti di riflessione. É necessario, in primis, un approfondimento sulle finalità perseguite dal legislatore e sui destinatari della norma, e, successivamente, sulle modalità di esercizio del diritto di opzione e sulle effettive tutele apprestate dall’ordinamento giuridico nell’ipotesi di licenziamento intimato al lavoratore che abbia optato per la prosecuzione del rapporto di lavoro, in considerazione dell’art. 18 Stat. lav., come modificato dalla Legge 28 giugno 2012, n. 92.

Infine, è utile chiedersi quali siano gli strumenti offerti dall’ordinamento per contemperare le esigenze di bilancio con equilibrate politiche di ricambio generazionale.

Gli interrogativi – tanti e articolati – sono il segno dell’importanza e vivacità del dibattito giurisprudenziale e dottrinale in materia, nonché dell’incidenza pratica sui lavoratori, giovani o anziani che siano.

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