Anche se la mensa chiude il licenziamento non può essere automatico. Bisogna applicare i criteri della legge e soprattutto lo spirito che la anima, cioè prima di tutto la ricerca di ogni soluzione possibile. Lo ha ribadito il Tribunale di Roma che ha condannato la COMPASS GROUP ITALIA Spa a reintegrare le lavoratrici assistite dalla FlaicaLazio.
Il capitale nascosto della BA Ma se le casse sono vuote ed i soldi liquidi non esistono, lo stesso non si può dire riguardo il capitale mobile e immobile della BA. Mezzi e macchine acquistati a caro prezzo dall’azienda, il cui valore alcuni stimano in diverse centinaia di migliaia di euro, accumulati a seguito di vere e scellerate “spese pazze” effettuate negli ultimi anni. Il rischio è che vadano persi a causa dell’inutilizzo cui da subito sono stati condannati, mentre potrebbero costituire una risorsa importante per affrontare nell’immediato gli effetti del tracollo cui l’azienda è stata portata, e magari dare quel minimo di ossigeno necessario ad affrontare organicamente la situazione prima che si ponga il dilemma “fallire o vendere”. Già da tempo, infatti, si vocifera che all’interno del Comune l’idea sia quella di vendere, ma anche qui bisogna capire cosa si vorrebbe vendere. La BA è composta da due rami: quello che ruota attorno alla gestione della discarica, in perdita da quando è intervenuta la chiusura (e probabilmente si tratta di un ramo morto, viste le difficoltà che incontra la realizzazione del polo industriale dei rifiuti voluto da Sala, Marchesi e Zingaretti), e quello dello spezzamento e raccolta, che invece è in attivo. Se la tutela del bene pubblico prevedrebbe di mantenere il possesso di ciò che da guadagno, in questa politica tutta al contrario che ha portato alla situazione attuale (confermando ad esempio al vertice della BA Marcello Marchesi, nominato amministratore unico quando già i primi effetti del suo mandato sul bilancio erano disastrosamente evidenti) va da se che le voci che girano parlano di vendere proprio il ramo della raccolta e mantenere quello della discarica. Entrambi gli scenari presentano grandi interrogativi, ma se avverrà quanto si vocifera, ovviamente sarà la collettività a rimetterci, ben oltre quanto ci abbia già rimesso. E non si parla solo dei cittadini di Bracciano purtroppo, ma di tutti coloro che saranno seriamente minacciati dalla discarica che già ora presenta problemi di gestione non indifferenti: il percolato non sarebbe raccolto con regolarità e l’impianto di captazione del biogas non funzionerebbe a dovere.
L’articolo, a cura di Maurizio Archilei, é pubblicato su: