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Paternità: aumentano i permessi nel 2018.

QUATTRO GIORNI OBBLIGATORI PIU’ UNO FACOLTATIVO.

Passa da 2 a 4 giorni per l’anno 2018, la durata del congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente,  che possono essere goduti anche in via non continuativa.

Il congedo obbligatorio è fruibile dal padre lavoratore dipendente entro e non oltre il quinto mese di vita del bambino o dall’adozione/affidamento e quindi durante il congedo di maternità della lavoratrice madre o anche successivamente purché entro il limite temporale dei 5 mesi dalla nascita del figlio.

Tale congedo si configura come un diritto autonomo e pertanto è aggiuntivo a quello della madre e spetta comunque indipendentemente dal diritto della madre al proprio congedo di maternità. Il congedo obbligatorio è riconosciuto anche al padre che fruisce del congedo di paternità.

Si ricorda che, secondo quanto affermato dall’Inps, questi congedi non possono essere frazionati ad ore.

Per i giorni di congedo obbligatorio, il padre lavoratore ha diritto ad un’indennità giornaliera, a carico dell’INPS, pari al 100% della retribuzione.

Presentazione della domanda

Per usufruire dei giorni di congedo obbligatorio, anche non consecutivi, il padre lavoratore dipendente deve comunicare, al proprio datore di lavoro, per iscritto e con un anticipo di almeno quindici giorni, le date in cui intende utilizzare il congedo. Se richiesto in concomitanza dell’evento nascita, il preavviso dei quindici giorni si calcola sulla data presunta del parto.

CONGEDO FACOLTATIVO

Per l’anno 2018 il padre lavoratore dipendente può astenersi per un periodo ulteriore di un giorno previo accordo con la madre e in sua sostituzione in relazione al periodo di astensione obbligatoria spettante a quest’ultima.

Il congedo facoltativo, a differenza da quello obbligatorio, è condizionato alla scelta della lavoratrice madre di non fruire di un giorno di congedo maternità. Il giorno fruito dal padre anticipano quindi il termine finale del congedo di maternità della madre.

Per il giorno di congedo facoltativo, il padre lavoratore ha diritto ad un’indennità giornaliera, a carico dell’INPS, pari al 100% della retribuzione.

Presentazione della domanda

Anche per usufruire del giorno di congedo facoltativo, il lavoratore padre deve comunicare al proprio datore di lavoro, per iscritto e con un anticipo di almeno quindici giorni, la data in cui intende utilizzare il congedo. Inoltre, deve allegare alla richiesta una dichiarazione della madre di non fruizione del congedo di maternità a lei spettante il giorno equivalente a quello richiesto dal padre, con conseguente riduzione del congedo di maternità. La predetta dichiarazione deve essere presentata anche al datore di lavoro della lavoratrice madre, a cura di uno dei due genitori.

Assistenza legge 104. Chiariti i limiti.

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Legge 104 - Flaica Lazio

Il lavoratore non è più tenuto a stare tutta la giornata con il familiare invalido e portatore di handicap, potendosi dedicare, per una parte delle ore, anche ad attività personali, ricreative a relazioni sociali.

Chi beneficia dei tre giorni mensili di permesso retribuito, previsti dalla legge 104 del 1992, non è più tenuto a prestare assistenza continuativa al familiare invalido, un’assistenza cioè per l’arco di tutta la giornata. Una parte delle 24 ore può essere sfruttata anche per riposarsi e dedicarsi a quel minimo di attività sociale che, altrimenti, non si potrebbe svolgere. E questo perché chi ha la sfortuna di avere un padre o una madre non più deambulante o con altre forme di invalidità è più svantaggiato rispetto agli altri colleghi di lavoro i quali, al termine del servizio, possono dedicarsi allo svago o alla propria famiglia. Per i primi, invece, scatta il “dopo-lavoro” costituito dall’assistenza al parente che sta male. E così, se anche i giorni di permesso retribuito “104” dovessero essere completamente impiegati per l’assistenza, il dipendente resterebbe ingabbiato in una prigione costituita per metà dal luogo di lavoro e per l’altra metà dalla casa del familiare invalido. È quanto chiarito dalla Cassazione con un recentissimo orientamento che getta le basi a una rivisitazione di tante sentenze precedenti, improntate a una massima rigidità nei confronti del dipendente che abusava dei permessi retribuiti. Addirittura, un paio di anni fa, la Corte aveva avuto modo di confermare il licenziamento nei confronti del lavoratore sorpreso, la notte, dopo aver “messo a letto” il familiare invalido, a passare le restanti ore della giornata in discoteca. Un orientamento che aveva levato la protesta di tutti coloro che, proprio perché maggiormente sfortunati rispetto agli altri dipendenti, dovevano rassegnarsi a rinunciare ad avere una vita sociale.

L’abuso dei permessi della legge 104 – sottolinea la Cassazione onde evitare equivoci che potrebbero creare aspettative e ulteriore contenzioso – resta pur sempre un illecito, punibile sia con il licenziamento, sia con una denuncia per truffa ai danni dello Stato, ma bisogna distinguere caso da caso: non si può paragonare chi se ne va a fare una gita al mare a chi, invece, dedica qualche ora per fare le pulizie di casa, incontrare qualche amico o fare un’ora di palestra. Nel primo caso, si è davanti a un vero e proprio abuso, uno snaturamento di un diritto utilizzato non per la sua precipua funzione – la tutela di chi è portatore di handicap – ma per procurarsi delle ferie; nel secondo caso, invece, si è davanti a un comportamento pienamente legittimo.«I permessi – si legge in un passaggio cruciale della sentenza- servono a chi svolge quel gravoso di assistenza a persona disabile, di poter svolgere un minimo di vita sociale, e cioè praticare quelle attività che non sono possibili quando l’intera giornata è dedicata prima al lavoro e, poi, all’assistenza»

A che servono i permessi della legge 104? La Cassazione si interroga sulla finalità dei permessi in commento e ricorda che la loro funzione primaria resta quella di prestare un aiuto e assistenza continuativa ai portatori di handicap e, nello stesso tempo, un sostegno economico integrativo alle famiglie il cui ruolo resta fondamentale nella cura e nell’assistenza dei soggetti portatori di handicap. Nello stesso tempo però – prosegue la sentenza – non si può negare la circostanza che tali permessi «vengono concessi per consentire al lavoratore, che con abnegazione dedica tutto il suo tempo al familiare handicappato, di ritagliare un breve spazio di tempo per provvedere ai propri bisogni ed esigenze personali. (…). Quel che è certo è che da nessuna parte della legge si evince che, nei casi di permesso, l’attività di assistenza dev’essere prestata proprio nelle ore in cui il lavoratore avrebbe dovuto svolgere la propria attività lavorativa. Anzi, tale interpretazione si deve escludere laddove si tenga presente che, per legge, l’unico presupposto per la concessione dei permessi è che il lavoratore assista il famiglia handicappato con “continuità e in via esclusiva”, ma è del tutto evidente che tale locuzione non implica un’assistenza continuativa di 24 ore, per la semplice ragione che, durante le ore lavorative, il dipendente non può contemporaneamente assistere il parente. Dunque è sufficiente che tale assistenza sia prestata sì con modalità costanti, ma con flessibilità dovuta in base alle esigenze del lavoratore.

In sintesi, chi beneficia di uno o più giorni di permessi retribuiti dal lavoro ai sensi della legge 104 può dedicare una parte della giornata anche “ai propri affari” purché non snaturi la sostanza di tali permessi e non dimentichi totalmente il familiare invalido. 

La sentenza. 54712-16

Visite fiscali dipendenti pubblici. Nuovo regolamento

Entra in vigore il 13 gennaio 2018 il regolamento per le visite fiscali dei pubblici dipendenti

Il Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione ha pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 29 dicembre 2017, il  Decreto Funzione Pubblica 17 ottobre 2017 n. 206, contenente il Regolamento recante modalità per lo svolgimento delle visite fiscali e per l’accertamento delle assenze dal servizio per malattia, nonché per l’individuazione delle fasce orarie di reperibilità, ai sensi dell’articolo 55-septies, comma 5-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

La visita fiscale può essere richiesta, dal datore di lavoro pubblico, fin dal primo giorno di assenza dal servizio per malattia del dipendente pubblico mediante utilizzo del canale telematico messo a disposizione dall’INPS.

L’INPS procede, conseguentemente, mediante appositi canali telematici, all’assegnazione tempestiva della visita ai medici incaricati di effettuare le visite fiscali domiciliari.

La visita può essere disposta nei confronti dei dipendenti pubblici anche su iniziativa dell’INPS, nei casi e secondo le modalità preventivamente definite dallo stesso Istituto.

Svolgimento delle visite fiscali

Le visite fiscali possono essere effettuate con cadenza sistematica e ripetitiva, anche in prossimità delle giornate festive e di riposo settimanale.

Fasce orarie di reperibilità

In caso di assenza per malattia, le fasce di reperibilità dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni sono fissate secondo i seguenti orari: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.

L’obbligo di reperibilità sussiste anche nei giorni non lavorativi e festivi.

Esclusioni dall’obbligo di reperibilità

Sono esclusi dall’obbligo di rispettare le fasce di reperibilità i dipendenti per i quali l’assenza è riconducibile ad una delle seguenti circostanze:

  1. patologie gravi che richiedono terapie salvavita;
  2. causa di servizio riconosciuta che abbia dato luogo all’ascrivibilità della menomazione unica o plurima alle prime tre categorie della Tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1981, n. 834, ovvero a patologie rientranti nella Tabella E del medesimo decreto;
  3.   stati patologici sottesi o connessi alla situazione di invalidita’ riconosciuta, pari o superiore al 67%.

Il provvedimento entra in vigore il 13 gennaio 2018.

Pomezia. Cambio appalto alla Johnson & Johnson

La Sodexo Italia Spa, appaltatrice del servizio di Building and Utility, ne affida la gestione al Consorzio Pangea. Garantiti i lavoratori, ma resta il dubbio sulla intermediazione.

L’ACCORDO

Corden Pharma Latina. E’ crisi.

Cassa integrazione alla multinazionale del farmaco di Latina. Una crisi che dura da anni e sembra senza fine. Ridotti i servizi, addirittura chiude la mensa e vengono licenziati i lavoratori, forse per aver scioperato contro il mancato pagamento del salario?

Il verbale di mancato accordo  ed IL verbale di incontro

Janssen & Cilag Latina. Cambiano gli appalti

Dal 1 gennaio 2018 La Sodexo Italia Spa subentra alla Compass, nel servizio mensa ed alla Ecoclean Srl nel pulimento.

Gli ACCORDI

Latina. Protesta all’Icot

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Procedura di raffreddamento aperta presso l’Icot di Latina, struttura del Gruppo Giomi, che non paga i dipendenti e si vanta degli investimenti fatti in Cina. Sarà sciopero, se non sarà garantita la puntualità del salario  ed il rispetto dei vincoli contrattuali.

prendi il VOLANTINO

DALLA CUB VOGLIAMO CHIAREZZA.

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Riceviamo,  da  Stefania Ovidi, storica dirigente della FlaicaLazio di Ciampino:

“Ma che c’entra Rizzo del partito comunista in uno sciopero dei lavoratori e soprattutto di un’organizzazione sindacale come la FLAICA CUB  le cui basi dello statuto si fondano per essere un’organizzazione sindacale del tutto apolitica e senza colori e senza bandiere…
Per tanto mi dissocio completamente da chi ha voluto far intervenire tale politico ad uno sciopero indetto dai lavoratori…
o come usano fare altre organizzazioni sindacali dove hanno impronte politiche…
Noi NO!
Rispetto x tutte le ideologie politiche ma i lavoratori non dovrebbero avere ne’ colore
ne impronta politica!!!”

LE NOSTRE CONSIDERAZIONI

Cara Stefania, rispondo a te e tutti quelli che il 27 ottobre hanno avuto la stessa sorpresa, compreso me.
Tu ricordi che nel 2009, contestando i Congressi farsa della Flaica Uniti CUB nazionale, abbiamo costituito insieme la FlaicaLazio , con la sua autonomia, come si conviene ad una Struttura sindacale veramente di base.
Allora, abbiamo  scelto di restare nella C.U.B. e, da ultimo, come FlaicaLazio, anche se con un compromesso formale, abbiamo partecipato a pieno titolo all’Assemblea Nazionale di Milano, tenuta a luglio 2016.
La CUB è casa nostra, non foss’altro per i tanti mattoni portati alla sua costruzione durante i circa 25 anni passati, sotto la guida illuminata ed il pensiero ispiratore  di Piergiorgio Tiboni.
Rilevo che. a pochi mesi dalla scomparsa di Piergiorgio Tiboni, la CUB sta cambiando pelle. Mentre tutti dichiarano di agire nel solco culturale del suo fondatore, alcune considerazioni ci inducono a pensare che il “nuovo corso” abbia perso la bussola e navighi a vista.
Anzi, vedo una pericolosa deriva.
Chi mi conosce sa che non tendo a interpretare i sospetti, .ma a dare significato a ciò che accade.
Affiorano nella CUB  segnali di integralismo partitico e quello che è successo a Roma il 27 ottobre sembra confermarlo.
Chi ha permesso che in una manifestazione sindacale della CUB, durante lo sciopero generale, le bandiere di un partito politico prevalessero su quelle del sindacato ed il segretario dello stesso partito utilizzasse la platea per fare un comizio?
Non è un difetto avere una visione comune dei problemi sociali, ma ad ognuno il suo palcoscenico. Chi mi conosce sa che non faccio politica e rispetto tutte le idee, ma, così, hai voglia a dire che la CUB è distante dalla politica dei partiti.
Con Tiboni non era mai successo. A Roma, il 27 ottobre, non solo è stata offesa la sua memoria, ma è stato fatto un grande errore, perché la protesta sindacale ha ceduto la ribalta al protagonismo di un partito.
Come pure  la scelta di dividere il fronte sindacale alternativo è sintomo di insinuante settarismo.
Anche i più ingenui sanno che quanto ci si divide si ha già perso e per dare prospettive alla protesta di classe serve almeno la mobilitazione unitaria.
Si tratta di concetti elementari, che possono essere contesi solo da chi ha come obiettivo una vacua rendita di posizione o, peggio, altri scopi.
Questa volta, sono testimone, lo sciopero unitario non lo ha voluto la CUB, accampando pretesti banali, dividendo gli altri tra buoni e cattivi, con l’ingiusta pretesa di giudicare scelte di politica sindacale interne alle singole Organizzazioni, che possono essere condivisibili o meno, ma hanno certamente il diritto ad avere rispetto.
Nel tempo peggiore della questione sociale italiana, la CUB, dividendo il fronte antagonista, ha fatto torto a se stessa, indebolendo  la rivendicazione, ma  anche spostando l’attenzione dai problemi reali alla  concorrenza interna al sindacalismo di base.
Ci  ha ricordato, così,  la metafora dei polli di Renzo.
Tiboni, che pure non ha mai ceduto sul piano della  faziosità e  fanatismo ad alcuna  Sigla, avrebbe fatto di tutto per dare valore unitario allo sciopero generale, magari mediando sulla data.
Inoltre, negli ultimi tempi, nella CUB, abbiamo notato qualche tendenza al verticismo organizzativo, un altro veleno che minaccia  l’esistenza del sindacato alternativo.
Infatti, il “nuovo corso” si appresta, con delle non meglio precisate “Commissioni di verifica”, ad indagare le Strutture di base nei territori.
Una parodia pericolosa, che invece di ricucire il tessuto associativo finirà per logorarlo.
Sarebbe bene che le aspirazioni leaderistiche si coltivassero nell’impegno lavorativo invece che nella ricerca di facili rendite.
Tiboni, diceva che la CUB non ha bisogno di Organi di disciplina o di controllo (Statuto docet), perché le Strutture sindacali sul territorio e nei luoghi di lavoro si autoregolano con il sentire comune e la partecipazione associativa.
La gestione e la rappresentanza delle Strutture di base appartengono alla loro democrazia non a quella degli apparati sovrastanti.
Egli, come me, veniva dall’esperienza confederale nella quale il Collegio dei Probiviri ed il Collegio Sindacale servono agli apparati di potere per reprimere chi non si allinea.
Stefania, mi auguro di avere torto o le allucinazioni, diversamente dovremo riflettere su come collegare il nostro impegno sindacale alle attese di chi ci conferisce fiducia.
Se obbligati, lo faremo, come sempre, con le regole della democrazia, che non si disgiungono dai valori di riferimento.
I nostri valori sono sempre gli stessi, quelli che ci ha insegnato Piergiorgio Tiboni.
Per Tiboni, il sindacato alternativo si fonda sul pluralismo delle idee, sull’autonomia dai partiti e dai padroni, sull’unità interna per fini comuni e sul rifiuto della democrazia degli apparati in antitesi alla rappresentanza diretta delle istanze di base.
Un abbraccio.
Amedeo Rossi

 

 

Latina. Asili comunali a forfait.

asili nido - flaica lazio

Contratti a forfait! E’ quanto emerge dalla proposta “transattiva” avanzata dalla società affidataria del servizio asili nido del comune di Latina, dopo aver vinto la gara a ribasso e tagliato le ore lavorative previste dal capitolato d’appalto. All’incontro presso la I.T.L., la soc. Esperia ha proposto un forfait di ore, prendere o lasciare. E il Comune? Ha implicitamente avallato la proposta con possibile revoca della messa in mora. E la legalità? Rischia di finire  sotto i piedi, come dichiara il Segretario Generale della Flaica di Latina.

IL VERBALE DI INCONTRO E LA POSIZIONE DELLA FLAICA

Finalmente il comune di Latina mette le cose in chiaro

LA NOTA DEL COMUNE

Bracciano Ambiente. Incontro al Comune.

bracciano ambiente - Flaica Lazio

Finalmente l’Amministrazione comunale si muove. Dopo mesi di pressioni, l’adozione della procedura di licenziamento da parte della curatela fallimentare, la prossima scadenza dell’affidamento, il Sindaco interviene e garantisce i livelli occupazionali oltre al  ripristino dell’orario di lavoro ridotto per fronteggiare la crisi.

IL VERBALE DELL’ INCONTRO

Roma. Mancato accordo al San Camillo-Forlanini.

Servizio mensa - Flaica Lazio

Promette tempesta il cambio di gestione del servizio pasti all’Ospedale S. Camillo di Roma. La Dussmann Service, dal 1 ottobre subentra alle diverse aziende che finora gestivano i singoli rami della produzione, distribuzione e  pulizia. Non è stato possibile raggiungere l’accordo per la pretesa  della società subentrante  non solo di lasciare a casa alcuni lavoratori, ma,  addirittura, operare forti tagli di orario a quelli che saranno assunti. Questo atteggiamento, non solo ha impedito di sottoscrivere un accordo gestionale, ma chiama inevitabilmente alla mobilitazione i lavoratori per respingere una spregiudicata operazione che mette in discussione i diritti acquisiti.

IL VERBALE DI MANCATO ACCORDO

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