Annullati i licenziamenti effettuati nel 2008 dalla
INNOVA S.P.A.
in seguito alla procedura di mobilità firmata dai sindacati confederali e rifiutata dalla Flaica.
Il Tribunale di Roma, con la sentenza n. 16027 del 22 ottobre ’09 , ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Faranda-Crupi, legali del sindacato, condannando l’azienda a reintegrare i lavoratori nel loro posto e corrispondergli tutti i salari dal licenziamento alla sentenza, oltre al versamento dei contributi inps.
E’ una grande vittoria, che non fa solo giustizia, ma anche morale. In un’epoca in cui chi è disoccupato non trova un lavoro decente e chi ce l’ha lo perde perché “costa troppo”, il trionfo della ragione diventa un messaggio di fiducia per tutti quei lavoratori che spesso accettano con rassegnazione ogni decisione dell’impresa.
E’ stato così anche all’Innova, che volle mettere in mobilità una trentina di lavoratori perché “eccedenti”, immediatamente sostituiti dalle cooperative con personale a basso costo, che sfruttano la condizione di precarietà dei “soci”, a cui vengono negati persino i minimi diritti.
Allora, gran parte dei lavoratori coinvolti, furono indotti dal sistema di complicità naturale che si era formato tra la ditta ed i sindacati di comodo ad accettare qualche soldo di incentivo come male minore perché convinti che quando l’azienda fa una scelta nessuno è in grado di contrastarla.
La Flaica rifiutò questa logica e chiese ai suoi iscritti di resistere alle pressioni, spiegando che la prima regola di difesa è quella di non fidarsi dell’avversario. Era evidente che l’azienda non aveva ragione, ma per vincere era necessario combattere. Oggi, chi ci ha dato retta, non solo è contento, ma è testimone diretto che lo strapotere padronale non è illimitato.
Questo comunicato non ha l’intento di far mordere le mani a chi non ci ha ascoltati nel 2008, ma vuole essere un esempio per chi ancora crede che in azienda si è più protetti se accondiscendenti. Non è così, anzi, tanto più si è remissivi, tanto più si ricevono fregature.
Invitiamo i lavoratori dell’Innova ad alzare la testa: per l’equità del salario, la stabilità del lavoro, la sicurezza, i diritti sindacali e la dignità del lavoro.
Lavoro e rispetto, uno slogan banale, ma terribilmente difficile da applicare.